Un percorso di musicoterapia può essere sia in ambito preventivo che riabilitativo/terapeutico. In ambito preventivo ad esempio può essere fatto con donne in gravidanza, con i bambini nelle scuole o con persone senza
patologie certificate; in questo caso ci si propone di migliorare la
consapevolezza di sé, aumentare il senso di autostima attivando risorse
positive e in generale migliorare la qualità della vita, lo stato di benessere
e di salute. Percorsi di musicoterapia
posso essere fatti anche nella formazione degli insegnanti o degli operatori
sociali.
In ambito riabilitativo
e terapeutico invece ci si occupa spesso di disturbi del neuro-sviluppo
(autismo, ADHD, disabilità intellettiva) e neuropsichiatria infantile.
Altri ambiti possono
essere la psichiatria e le psicosi, l’oncologia e le cure palliative, le
depressioni, i disturbi d’ansia, i disturbi connessi a dipendenza, le demenze
senili e i disturbi dell’invecchiamento.
Un
percorso di musicoterapia può essere rivolto anche a chiunque abbia il bisogno
o il desiderio di intraprendere un lavoro sulla propria persona, sul contatto
con le proprie emozioni e con il proprio mondo interiore.
Attraverso il canale
sonoro-musicale, le esperienze di ascolto, di improvvisazione e la relazione
con il musicoterapeuta, un utente può sperimentare un tipo di ascolto diverso,
capire in che modo vive le proprie relazioni, in che modo ascolta l’altro e se
stesso e può quindi essere supportato in una nuova dimensione di crescita
interiore.
Una risposta musicale è possibile anche per
bambini con gravi handicap fisici, intellettivi ed emotivi
e l’improvvisazione clinica permette di instaurare una
comunicazione a partire da qualsiasi “dichiarazione”,
corporea o sonora (Suvini & Giusti, 2014).
In accordo con i medici, un lavoro musicoterapico può supportare la riabilitazione fisica e può aiutare nell’incremento del controllo motorio oppure può diventare un supporto di carattere emotivo rispetto all’elaborazione del trauma fisico.
Il musicoterapeuta lavora in stretta collaborazione con l’équipe medica e psicologica e proprio il dialogo con psicoterapeuti, neuropsichiatri, logopedisti e quanti si occupano dell'utente, costituisce parte fondamentale del lavoro. Il dialogo continuo con queste figure può garantire senz’altro un supporto terapeutico costante ed efficace.